RAPHY è l'arte di oggi
Non è la prima volta che in queste rubriche richiamiamo l'attenzione su questa certezza: i creatori che stanno creando la grande arte del nostro tempo non sono quelli su cui brillano i riflettori della cronaca.
Sappiamo anche che il lettore è desideroso di conoscere i nomi di coloro che sembrano chiamati a ricevere la consacrazione di questo infallibile critico d'arte che è il tempo.
Il contatto appena stabilito tra Raphy e noi è troppo recente per poterlo considerare con certezza come un prescelto della posterità, anche se non ne siamo lontani, ma quello che possiamo affermare è che quanto abbiamo appena visto in presenza del suo lavoro esposto ci incoraggia a prenderlo molto sul serio.
Così come sembra che lui, il pittore, prenda molto sul serio il suo mestiere di uomo creativo, facendogli dono totale del suo tempo libero e di tutto ciò che porta dentro di sé di possibilità espressive. Non è stato lui a dircelo, ma la trentina di tele appese ai binari per quadri della galleria d'arte Raincy ce ne ha subito convinto e abbiamo apprezzato che Raphy, accogliendoci durante la visita alla sua mostra, dica solo semplici parole di benvenuto .
La vera vernice non ha bisogno di spiel.
Questo cattura immediatamente lo spettatore per la perfezione della tecnica. Materia gustosa, senza mai un'esagerazione di spessore arrivando a contaminare con sospetto il gioco delle lumeggiature sui toni ottenute il più delle volte grazie al sapiente uso dello smalto.
Questa magistrale manipolazione del colore è certamente una risorsa importante, ma è solo una delle tante risorse a disposizione dell'autore. La sua manualità gli permette di esprimere senza remore una poesia interiore che, per quanto ci riguarda, ci ha profondamente toccato.
Forme reali o irreali, oggetti suggeriti più che descritti, intrecci di ritmi colorati, materia sottile en contrappunto. Profondità senza piani. Leggerezza senza sentimentalismi. E dietro a tutto questo una struttura infallibile, frutto senza dubbio di un lunghissimo lavoro precedente.
Niente di eccentrico ma niente deja vu. Tutto questo sa di autenticità, originalità, onestà. Quello che fa Raphy è l'arte di oggi, diversa da qualsiasi cosa dipinta in passato, ma senza negare quel passato.
Alcune delle grandi composizioni comunicano una felicità che è tanto lontana dall'allegria quanto la luce che bagna l'opera è lontana dall'illuminazione.
Insomma, è proprio questa ricerca di una luce ottenuta senza l'uso di contrasti, quindi senza ricorrere al nero, la grande caratteristica della mostra appena presentata a Raincy.
Tutto questo è il risultato di uno sforzo a lungo termine. Abbiamo parlato prima del “tempo libero” che Raphy doveva dipingere. Sta di fatto che quest'uomo eccezionale, convinto senza vantarsi dell'importanza della sua missione di artista, assume come tutti la vita quotidiana esercitando una professione già di per sé molto assorbente e che nulla ha a che vedere con l'arte.
Ha sacrificato tutto alla pittura. Merita che gli porti la ricompensa che tanto coraggio, tanto talento meritano.
L'artista realizza se stesso nella sua totalità, porta la sua opera fino al termine della sua concezione e talvolta oltre, quando porta in sé, come motore essenziale del suo approccio, l'intensità spirituale._cc781905-5cde- 3194-bb3b-136bad5cf58d_ Il gli imperativi poi imposti al creatore dominano tutte le contingenze, principalmente quelle che consistono nel domare la tecnica destinata ad essere utilizzata per l'espressione.
L'uomo con il pennello, in questo caso Raphy, non ha più bisogno di aspettare l'ispirazione. Lei è in lui e lui può scrivere la sua poesia pittorica con la semplicità del gesto incarnato.
Ciascuno dei dipinti che il visitatore scoprirà al municipio del 2° arrondissement porta in sé una parte di questa passione mistica, la cui traduzione attraverso forme e colori inscritti sulla tela era per Raphy una necessità imperiosa.
Volute, arabeschi, masse e spolveri, generatori di luce e di emozioni, esprimono il mondo interiore aperto all'altro, il nostro, il quotidiano al quale la rivelazione del mistero di un cuore sensibile apporta una rara qualità di incanto.
Michael BOUTIN
Direttore e caporedattore de L'Amateur d'Art
Articolo pubblicato su L'Amateur d'Art n°634 del 1 novembre 1978
“È una vera rivelazione! Raphy, sebbene di professione ingegnere chimico, è un pittore veramente compiuto, uno dei migliori anche, tra la tendenza astratta, con quale grazia, con quale maestà anche dispiegare, intrecciare, sposare i suoi cerchi, le sue volute e che colori incantevoli! Respiriamo la primavera a pieni polmoni”.“Siamo abbagliati, fin dall'inizio, dalla magnificenza dei colori. I toni, portati al loro massimo, restano comunque leggeri di intensità, trasparenti. È un incantesimo..."“Nelle sue opere ricorrono spesso temi di uccelli, a volte mistici, che lo conducono alle soglie del paradiso con luci meravigliose. I cerchi solari abbondano tanto spesso quanto gli uccelli... La sua pittura è molto lirica, calda, ed è persino difficile trovare analogie con lui tra il lavoro di vari pittori astratti contemporanei.
Henri HERAUT
Critica all'amante dell'arte
Aprile 1972 - 1a mostra personale alla galleria RG rue Bonaparte
La luce e il volo sono le caratteristiche essenziali del lavoro di questo artista. L'uccello ritorna, ammaliante, in molte composizioni dove la pennellata dell'astrazione è gioco poetico e sapiente assemblaggio di forme, rivoli di luce, proiezioni di sogni vibranti di spiritualità, calore, morbidezza. “Summer”, “Vers la source”, “Vent d'orage per orchestra d'archi”, “Véga” (grande tela rotonda piuttosto esplosiva), “Chanson de Printemps” (con la sua esplosione di giallo) e molti altri tessuti sono essenziali. C'è, in questo dipinto molto libero ma molto ben costruito, un contributo di elementi floreali, alati e terrestri che vibrano intensamente. Impressione di vita, gioia, pace.
Reva REMI
Articolo pubblicato su La revue moderne
Raphy sa animare le superfici delle sue composizioni prima con un sottile gioco di materia e poi con ritmi ampi che libera con intelligenza da motivi che derivano tanto dalla realtà quanto dalla sua immaginazione. Senza usare effetti di profondità, suggerisce la prospettiva delle sue costruzioni solo attraverso il colore, un colore sfumato, mai imbastardito.
Giovanni Chabanon
Articolo pubblicato su Il Pittore
L'artista realizza se stesso nella sua totalità, porta la sua opera fino al termine della sua concezione e talvolta oltre, quando porta in sé, come motore essenziale del suo approccio, l'intensità spirituale._cc781905-5cde- 3194-bb3b-136bad5cf58d_ Il gli imperativi poi imposti al creatore dominano tutte le contingenze, principalmente quelle che consistono nel domare la tecnica destinata ad essere utilizzata per l'espressione.
L'uomo con il pennello, in questo caso Raphy, non ha più bisogno di aspettare l'ispirazione. Lei è in lui e lui può scrivere la sua poesia pittorica con la semplicità del gesto incarnato.
Ciascuno dei dipinti che il visitatore scoprirà al municipio del 2° arrondissement porta in sé una parte di questa passione mistica, la cui traduzione attraverso forme e colori inscritti sulla tela era per Raphy una necessità imperiosa.
(...)
Volute, arabeschi, masse e spolveri, generatori di luce e di emozioni, esprimono il mondo interiore aperto all'altro, il nostro, il quotidiano al quale la rivelazione del mistero di un cuore sensibile apporta una rara qualità di incanto.
Michael BOUTIN
Direttore e caporedattore de L'Amateur d'Art
Articolo pubblicato su L'Amateur d'Art n°702 marzo 1984
RAFIA
Oltre il visibile
Non basta guardare il cielo, bisogna andare più in alto, mirare al TUTTO e, portati sulle ali dell'immaginazione, volare nell'immensità cosmica, accostarsi ai fulmini al potere prima di 'tempesta e tuono tuono', prestito "Il sentiero che sale verso la stella blu", lasciarsi abbagliare da un universo "tutto fuoco, tutto fiamma", sprofondare negli spazi stellari dove il tempo è abolito, dove le forme sono in divenire e in sospeso , colori.
E, raccolto fatto di visioni oniriche, tornare nella terra degli uomini, per cogliere il misterioso “Spirito della foresta”, vibrare interamente al ritmo del “Canto degli Incas”, sorridere al rinnovamento quando “Il tempo ha lasciato il suo cappotto vento, freddo e pioggia“, pregare con un “Canto natalizio“, sorridere con quello degli uccellini di “Paradiso per i miei genitori“. Ma anche per mantenere accesa la fiamma in memoria delle innumerevoli vittime del “Genocidio”, ascoltare Nana Mouskouri quando canta “Il tempo delle ciliegie” di un poeta di nome Jean-Baptiste Clément che perse il suo amore nei giorni sanguinosi della Comune. Questo per quanto riguarda lo spirito dell'arte di Raphy.
Colori primari che si oppongono con forza o si completano con il trattino di passaggi in toni spezzati, paste con schegge di pietre preziose, grafiche gestuali che, uscendo dalla mente porta la mano, ritmano su un tempo di movimento perpetuo; ecco per la fattura che per essere completamente quella che è, non assomiglia a nessun'altra.
Stiamo assistendo a un fenomeno Raphy? La storia lo dirà. Il dipinto che abbiamo visto è così eccezionale che per scriverlo misuriamo la vanità delle parole?
A questo rispondiamo SI.
Jacques DUBOIS
Critica all'amante dell'arte
Articolo pubblicato su L'Amateur d'Art n°636 del 1 dicembre 1978
Il magico mondo di Raphy
Ricchezza della trama lavorata in profondità, brillantezza delle armonie di colori complementari che si uniscono in progressione cromatica di passaggi sapientemente modulati, rigoroso ordinamento dei volumi, giusta distribuzione delle zone d'ombra e di luce, di toni freddi e caldi intonati con la a dominante. E, nonostante tutto ciò provenga da un lunghissimo periodo di riflessione, il rispetto di una disciplina rigorosa, il desiderio di costruire lo spazio di cui è artefice, una pittura che fin dall'inizio sembra frutto della spontaneità: quella di Raphy, di cui sappiamo che su consiglio di Boileau, venti volte sul cavalletto, consegnò il suo lavoro. Ma in verità è così sorprendente questa pittura che, per essere maturata lentamente, sembra scaturire dal gestuale?
Certamente no, poiché anche qualsiasi motivo o soggetto oggettivamente percepito nel momento presente si estende in Raphy al secondo grado, quello del soggettivo, dove acquista dimensioni e funzioni che l'immaginazione gli conferisce. Così il paesaggio esteriore diventa paesaggio interiore, tale personaggio vive un'azione che si svolge nell'io segreto del pittore, che poi ne fissa l'immagine sulla tela. Tutto sembra spiegarsi con questa spontaneità che testimonia un grande movimento di emozione, una fuga in un sogno a occhi aperti, mentre la ragione non perde lì i suoi diritti. Hoffman ha chiamato questa "ispirazione" questo momento in cui, inventando un racconto fantastico, non ha mai sacrificato ad esso le regole della scrittura. Pittore di un universo parallelo in cui la bellezza si incarna in tutti gli esseri e in tutte le cose, Raphy ci introduce nell'immensità dei suoi spazi dove la luce emanata da
La “lanterna cinese e polvere di stelle”, ci fa assistere all'apoteosi dell' dell' “Aurora”_cc781905-5cde-3194-bb3b- 136bad5cf58d_, quando gialli, arancioni mauves, blu e verdi in infinite sfumature si mescolano, mentre la “Légende du Léman” trattata in colori freddi (blu-verde) corrisponde al modo minore di qualche melodia di montagna. A volte, tornando alla forma reale, Raphy gli conferisce un carattere, qui, senza tempo, là, fantastico. Questi sono poi: “Il re degli gnomi” (volto misterioso del maestro degli spiriti maligni), “Fata e Sirena” (due volti femminili che misurano con gli occhi il loro potere malvagio). “Lady red” il cui abito si abbina ai verdi dello spazio in cui sembra sognare, “La belle meunière” che evoca la serie di canzoni con cui Schubert celebrava la sua bellezza, altri soggetti tra cui un splendido trittico dal titolo “Me lo disse un giorno la luna”.
Felice Raphy a cui la stella notturna affida tante belle cose, e felici gli spettatori a cui l'artista le offre.
Tale ci è parsa la mostra di questo pittore, recentemente invitato dal municipio del 2° arrondissement nell'ambito del programma culturale della città di Parigi.
Jacques DUBOIS
Critica all'amante dell'arte
Articolo pubblicato su L'Amateur d'Art n°703 Aprile 1984
Raphy ha una visione trascendente della realtà che rende aumentata di un significato profondo. Ha forgiato un suo linguaggio pittorico che gli permette di trascrivere a suo piacimento lo spettacolo del mondo.
Utilizzando abili combinazioni di arabeschi e armoniosi rapporti tonali, l'artista crea opere di abbagliante policromia che sono sia spirituali che commoventi.
Le incessanti meditazioni del pittore sulla sua arte gli permisero di spingersi sempre più avanti sulla via della semplificazione e della purezza.
Colori scintillanti con i loro incredibili blu verdi riempiono la tela e la rendono un'esplosione di intensità.
Tutto è detto con mezzi ridotti alla loro più stretta essenza. La luce regna in questo universo. È lei che gli dà tutto il suo ritmo, tutta la sua musica. Poeta prima di tutto, Raphy possiede la chiave di un mondo incantato di magia e leggende caro ai vecchi racconti gallesi. Le sue fantasie alate sono piene di bagliori iridescenti e arpeggi vicini alle fughe di Bach o alle melodie di Schubert. Da questo universo sorge un fervente inno dedicato alla luna, alla terra e all'albero. Alternativamente, amaro e feroce in “Genocide“, tenero o leggero in “Chants d'oiseau“ Raphy ha il dono di disorientarci e portarci a splendidi altrove. La sua visione poetica è sempre accompagnata dal fervore. Per questo ha saputo convincerci e commuoverci.
Hermance MOLINA
Articolo pubblicato su Vision sur les Arts n°129 ottobre-novembre 1979
Raphy, dal sogno alla realtà
Quando ho scoperto le creazioni di Raphy durante l'estate dell'84, ero già sopraffatto dal potere poetico della tonalità del colore.
Il mio sguardo si è progressivamente aperto alla creazione contemporanea, ho quindi avuto il privilegio di incontrare il maestro nel suo studio a La Baule una domenica di maggio del 92. Sono stato toccato dall'umiltà di questo artista e dal suo appassionato interesse per tutte le forme di espressione artistica del pensiero.
Abbiamo avuto una lunga conversazione sulla storia dell'arte contemporanea moltiplicando i punti di riferimento essenziali che sono alla base dell'evoluzione plastica e grafica di questi ultimi cento anni: eterno dibattito tra formale e spirituale, Duchamp e Beuys, impressionismo ed espressionismo, cubismo e costruttivismo… Artista generatore e catalizzatore di sofferenza…
Raphy è soprattutto il nostro mago di oz, il pittore di luci e trasparenze che unisce brillantemente i colori di tutti gli arcobaleni della terra. È la vita stessa e la sua creazione è intrisa di uno straordinario talento emotivo.
Tra astrazione, libertà, resurrezione, ci svela il significato sacro dell'esistenza.
Al di là delle mie prime impressioni ho cercato di capire meglio i progressi di questo eccezionale artista per analizzare il suo lavoro che è degno di tutti gli interessi e di tutte le ricerche plastiche.
Comprendere Raphy non è ignorare le sue ferite per non nascondere nella storia dell'umanità la memoria di un popolo mutilato e decimato dalla crudeltà degli uomini.
Raphy ovvero il riconoscimento dell'Armenia, attraversando gli anni difficili fino al culmine di un'opera pittorica ricca e abitata di Tutti i Tormenti ma anche di tutte le gioie dell'esistenza.
Amare la pittura di Raphy è amare la vita nella sua assoluta magnificenza.
Raphy non è un uomo triste, la sua creazione è soprattutto un inno alla gioia ritrovata. È l'immagine della bellezza esplosa in una moltitudine di paesaggi cromatici sublimati dal rinato lirismo del colore.
È il grande direttore d'orchestra che organizza lo spazio delle sue tele in un balletto e una sinfonia di volute, di elementi geometrici cosparsi di una luce visionaria bagnata da un ritmo eloquente e sublime.
L'Opera fa spesso riferimento agli sconvolgimenti della nostra esistenza e ai fenomeni terreni che vestono la nostra vita quotidiana.
In questo valzer di solitudine dove il colore blu dell'oceano lacera la tela in un'esplosione di malinconico indaco, Raphy ci apre la strada alla passione grazie a una creazione padroneggiata ed eseguita con precisione assoluta e rigore permanente.
Raphy ovvero la visione di un'apocalisse improvvisa tra rinascita e un cosmo idealizzato costantemente trasfigurato dalla gemma di un'immaginazione sorprendente.
Il pittore riprendeva spesso in mano le sue vecchie tele per donare loro una nuova emozione, raggiungendo ogni volta il parossismo della perfezione.
In questo sorprendente vortice di luce o l'astrazione di forme geometriche in movimento, contemplo il lavoro di questo artista che mi invita a una ricerca infinita di spiritualità e meditazione costantemente rinnovata. Ci vorrebbe molta malafede artistica per non riconoscere la genialità, il talento, la totale armonia ottenuta nell'opera e l'organizzazione delle forme che ci appaiono in un gioco di colori primari.
L'uomo di grande generosità infonde alla sua opera ampie connotazioni mistiche che rafforzano la sua ricerca formale di un ideale spirituale dominato dalla religione cattolica. Raphy, ovvero il miracolo della vita, della risurrezione, temi dominanti nel cristianesimo...
Mi ha parlato a lungo della forza affettiva ed emotiva della musica, che emerge come leitmotiv e come evidente nelle sue opere.
Non c'è tributo più bello di questa "nave fantasma" tanto cara a Richard Wagner. Possiamo immaginare Raphy decorare il teatro di Bayreuth* in un requiem di colori e allegorie alla gloria del suo geniale creatore.
Alla ricerca di questo tempo perduto immortalato da Marcel Proust, la nostalgia per l'Oriente non è più quello che era e le stigmate dell'esilio attraversano il pensiero e la creazione di Raphy. sentimenti di un passato passato? In questa terra di nessuno dell'indifferenza dove il sublime si scontra con la realtà della vita, l'artista tesse la rete sonora delle nostre sofferenze, dei nostri sogni ma anche delle nostre speranze. Questo è il magnifico messaggio di Raphy.
Raphy mi parla di Cézanne, Kandinsky, Chagall, del suo maestro e maestro Adam... Ai miei occhi, è il degno successore di questi grandi artisti del XX secolo.
Il tema dell'uccello, unico elemento figurativo delle composizioni astratte, sarebbe l'unico legame tra il nostro mondo caotico, dilaniato dalla violenza, e il paradiso di questo artista.
Vivere, ma vivere per amare il colore in questa poetica litania dove la creazione di quest'uomo eccezionale ci apre le porte della vita e le pagine di un pensiero filosofico e universale in un impeto d'amore aureolato dalla magia di un grido di speranza .
“Sii il maestro e lo scultore di te stesso” come diceva così bene Nietsche, io direi che il talento non si inventa e che tutto è questione di amore e lavoro.
* Bayreuth, città tedesca della Baviera dove Richard Wagner fece costruire un teatro (il Festspielhaus, finanziato da Luigi II di Baviera) destinato a rappresentare solo le SUE OPERE.
Christophe GALARD
Estratti dalla sua tesi sull'arte contemporanea - 30 maggio 1992
RAPHY è l'arte di oggi
Non è la prima volta che in queste rubriche richiamiamo l'attenzione su questa certezza: i creatori che stanno creando la grande arte del nostro tempo non sono quelli su cui brillano i riflettori della cronaca.
Sappiamo anche che il lettore è desideroso di conoscere i nomi di coloro che sembrano chiamati a ricevere la consacrazione di questo infallibile critico d'arte che è il tempo.
Il contatto appena stabilito tra Raphy e noi è troppo recente per poterlo considerare con certezza come un prescelto della posterità, anche se non ne siamo lontani, ma quello che possiamo affermare è che quanto abbiamo appena visto in presenza del suo lavoro esposto ci incoraggia a prenderlo molto sul serio.
Così come sembra che lui, il pittore, prenda molto sul serio il suo mestiere di uomo creativo, facendogli dono totale del suo tempo libero e di tutto ciò che porta dentro di sé di possibilità espressive. Non è stato lui a dircelo, ma la trentina di tele appese ai binari per quadri della galleria d'arte Raincy ce ne ha subito convinto e abbiamo apprezzato che Raphy, accogliendoci durante la visita alla sua mostra, dica solo semplici parole di benvenuto .
La vera vernice non ha bisogno di spiel.
Questo cattura immediatamente lo spettatore per la perfezione della tecnica. Materia gustosa, senza mai un'esagerazione di spessore arrivando a contaminare con sospetto il gioco delle lumeggiature sui toni ottenute il più delle volte grazie al sapiente uso dello smalto.
Questa magistrale manipolazione del colore è certamente una risorsa importante, ma è solo una delle tante risorse a disposizione dell'autore. La sua manualità gli permette di esprimere senza remore una poesia interiore che, per quanto ci riguarda, ci ha profondamente toccato.
Forme reali o irreali, oggetti suggeriti più che descritti, intrecci di ritmi colorati, materia sottile en contrappunto. Profondità senza piani. Leggerezza senza sentimentalismi. E dietro a tutto questo una struttura infallibile, frutto senza dubbio di un lunghissimo lavoro precedente.
Niente di eccentrico ma niente deja vu. Tutto questo sa di autenticità, originalità, onestà. Quello che fa Raphy è l'arte di oggi, diversa da qualsiasi cosa dipinta in passato, ma senza negare quel passato.
Alcune delle grandi composizioni comunicano una felicità che è tanto lontana dall'allegria quanto la luce che bagna l'opera è lontana dall'illuminazione.
Insomma, è proprio questa ricerca di una luce ottenuta senza l'uso di contrasti, quindi senza ricorrere al nero, la grande caratteristica della mostra appena presentata a Raincy.
Tutto questo è il risultato di uno sforzo a lungo termine. Abbiamo parlato prima del “tempo libero” che Raphy doveva dipingere. Sta di fatto che quest'uomo eccezionale, convinto senza vantarsi dell'importanza della sua missione di artista, assume come tutti la vita quotidiana esercitando una professione già di per sé molto assorbente e che nulla ha a che vedere con l'arte.
Ha sacrificato tutto alla pittura. Merita che gli porti la ricompensa che tanto coraggio, tanto talento meritano.
L'artista realizza se stesso nella sua totalità, porta la sua opera fino al termine della sua concezione e talvolta oltre, quando porta in sé, come motore essenziale del suo approccio, l'intensità spirituale._cc781905-5cde- 3194-bb3b-136bad5cf58d_ Il gli imperativi poi imposti al creatore dominano tutte le contingenze, principalmente quelle che consistono nel domare la tecnica destinata ad essere utilizzata per l'espressione.
L'uomo con il pennello, in questo caso Raphy, non ha più bisogno di aspettare l'ispirazione. Lei è in lui e lui può scrivere la sua poesia pittorica con la semplicità del gesto incarnato.
Ciascuno dei dipinti che il visitatore scoprirà al municipio del 2° arrondissement porta in sé una parte di questa passione mistica, la cui traduzione attraverso forme e colori inscritti sulla tela era per Raphy una necessità imperiosa.
Volute, arabeschi, masse e spolveri, generatori di luce e di emozioni, esprimono il mondo interiore aperto all'altro, il nostro, il quotidiano al quale la rivelazione del mistero di un cuore sensibile apporta una rara qualità di incanto.
Michael BOUTIN
Direttore e caporedattore de L'Amateur d'Art
Articolo pubblicato su L'Amateur d'Art n°634 del 1 novembre 1978
“È una vera rivelazione! Raphy, sebbene di professione ingegnere chimico, è un pittore veramente compiuto, uno dei migliori anche, tra la tendenza astratta, con quale grazia, con quale maestà anche dispiegare, intrecciare, sposare i suoi cerchi, le sue volute e che colori incantevoli! Respiriamo la primavera a pieni polmoni”.“Siamo abbagliati, fin dall'inizio, dalla magnificenza dei colori. I toni, portati al loro massimo, restano comunque leggeri di intensità, trasparenti. È un incantesimo..."“Nelle sue opere ricorrono spesso temi di uccelli, a volte mistici, che lo conducono alle soglie del paradiso con luci meravigliose. I cerchi solari abbondano tanto spesso quanto gli uccelli... La sua pittura è molto lirica, calda, ed è persino difficile trovare analogie con lui tra il lavoro di vari pittori astratti contemporanei.
Henri HERAUT
Critica all'amante dell'arte
Aprile 1972 - 1a mostra personale alla galleria RG rue Bonaparte
La luce e il volo sono le caratteristiche essenziali del lavoro di questo artista. L'uccello ritorna, ammaliante, in molte composizioni dove la pennellata dell'astrazione è gioco poetico e sapiente assemblaggio di forme, rivoli di luce, proiezioni di sogni vibranti di spiritualità, calore, morbidezza. “Summer”, “Vers la source”, “Vent d'orage per orchestra d'archi”, “Véga” (grande tela rotonda piuttosto esplosiva), “Chanson de Printemps” (con la sua esplosione di giallo) e molti altri tessuti sono essenziali. C'è, in questo dipinto molto libero ma molto ben costruito, un contributo di elementi floreali, alati e terrestri che vibrano intensamente. Impressione di vita, gioia, pace.
Reva REMI
Articolo pubblicato su La revue moderne
Raphy sa animare le superfici delle sue composizioni prima con un sottile gioco di materia e poi con ritmi ampi che libera con intelligenza da motivi che derivano tanto dalla realtà quanto dalla sua immaginazione. Senza usare effetti di profondità, suggerisce la prospettiva delle sue costruzioni solo attraverso il colore, un colore sfumato, mai imbastardito.
Giovanni Chabanon
Articolo pubblicato su Il Pittore
L'artista realizza se stesso nella sua totalità, porta la sua opera fino al termine della sua concezione e talvolta oltre, quando porta in sé, come motore essenziale del suo approccio, l'intensità spirituale._cc781905-5cde- 3194-bb3b-136bad5cf58d_ Il gli imperativi poi imposti al creatore dominano tutte le contingenze, principalmente quelle che consistono nel domare la tecnica destinata ad essere utilizzata per l'espressione.
L'uomo con il pennello, in questo caso Raphy, non ha più bisogno di aspettare l'ispirazione. Lei è in lui e lui può scrivere la sua poesia pittorica con la semplicità del gesto incarnato.
Ciascuno dei dipinti che il visitatore scoprirà al municipio del 2° arrondissement porta in sé una parte di questa passione mistica, la cui traduzione attraverso forme e colori inscritti sulla tela era per Raphy una necessità imperiosa.
(...)
Volute, arabeschi, masse e spolveri, generatori di luce e di emozioni, esprimono il mondo interiore aperto all'altro, il nostro, il quotidiano al quale la rivelazione del mistero di un cuore sensibile apporta una rara qualità di incanto.
Michael BOUTIN
Direttore e caporedattore de L'Amateur d'Art
Articolo pubblicato su L'Amateur d'Art n°702 marzo 1984
RAFIA
Oltre il visibile
Non basta guardare il cielo, bisogna andare più in alto, mirare al TUTTO e, portati sulle ali dell'immaginazione, volare nell'immensità cosmica, accostarsi ai fulmini al potere prima di 'tempesta e tuono tuono', prestito "Il sentiero che sale verso la stella blu", lasciarsi abbagliare da un universo "tutto fuoco, tutto fiamma", sprofondare negli spazi stellari dove il tempo è abolito, dove le forme sono in divenire e in sospeso , colori.
E, raccolto fatto di visioni oniriche, tornare nella terra degli uomini, per cogliere il misterioso “Spirito della foresta”, vibrare interamente al ritmo del “Canto degli Incas”, sorridere al rinnovamento quando “Il tempo ha lasciato il suo cappotto vento, freddo e pioggia“, pregare con un “Canto natalizio“, sorridere con quello degli uccellini di “Paradiso per i miei genitori“. Ma anche per mantenere accesa la fiamma in memoria delle innumerevoli vittime del “Genocidio”, ascoltare Nana Mouskouri quando canta “Il tempo delle ciliegie” di un poeta di nome Jean-Baptiste Clément che perse il suo amore nei giorni sanguinosi della Comune. Questo per quanto riguarda lo spirito dell'arte di Raphy.
Colori primari che si oppongono con forza o si completano con il trattino di passaggi in toni spezzati, paste con schegge di pietre preziose, grafiche gestuali che, uscendo dalla mente porta la mano, ritmano su un tempo di movimento perpetuo; ecco per la fattura che per essere completamente quella che è, non assomiglia a nessun'altra.
Stiamo assistendo a un fenomeno Raphy? La storia lo dirà. Il dipinto che abbiamo visto è così eccezionale che per scriverlo misuriamo la vanità delle parole?
A questo rispondiamo SI.
Jacques DUBOIS
Critica all'amante dell'arte
Articolo pubblicato su L'Amateur d'Art n°636 del 1 dicembre 1978
Il magico mondo di Raphy
Ricchezza della trama lavorata in profondità, brillantezza delle armonie di colori complementari che si uniscono in progressione cromatica di passaggi sapientemente modulati, rigoroso ordinamento dei volumi, giusta distribuzione delle zone d'ombra e di luce, di toni freddi e caldi intonati con la a dominante. E, nonostante tutto ciò provenga da un lunghissimo periodo di riflessione, il rispetto di una disciplina rigorosa, il desiderio di costruire lo spazio di cui è artefice, una pittura che fin dall'inizio sembra frutto della spontaneità: quella di Raphy, di cui sappiamo che su consiglio di Boileau, venti volte sul cavalletto, consegnò il suo lavoro. Ma in verità è così sorprendente questa pittura che, per essere maturata lentamente, sembra scaturire dal gestuale?
Certamente no, poiché anche qualsiasi motivo o soggetto oggettivamente percepito nel momento presente si estende in Raphy al secondo grado, quello del soggettivo, dove acquista dimensioni e funzioni che l'immaginazione gli conferisce. Così il paesaggio esteriore diventa paesaggio interiore, tale personaggio vive un'azione che si svolge nell'io segreto del pittore, che poi ne fissa l'immagine sulla tela. Tutto sembra spiegarsi con questa spontaneità che testimonia un grande movimento di emozione, una fuga in un sogno a occhi aperti, mentre la ragione non perde lì i suoi diritti. Hoffman ha chiamato questa "ispirazione" questo momento in cui, inventando un racconto fantastico, non ha mai sacrificato ad esso le regole della scrittura. Pittore di un universo parallelo in cui la bellezza si incarna in tutti gli esseri e in tutte le cose, Raphy ci introduce nell'immensità dei suoi spazi dove la luce emanata da
La “lanterna cinese e polvere di stelle”, ci fa assistere all'apoteosi dell' dell' “Aurora”_cc781905-5cde-3194-bb3b- 136bad5cf58d_, quando gialli, arancioni mauves, blu e verdi in infinite sfumature si mescolano, mentre la “Légende du Léman” trattata in colori freddi (blu-verde) corrisponde al modo minore di qualche melodia di montagna. A volte, tornando alla forma reale, Raphy gli conferisce un carattere, qui, senza tempo, là, fantastico. Questi sono poi: “Il re degli gnomi” (volto misterioso del maestro degli spiriti maligni), “Fata e Sirena” (due volti femminili che misurano con gli occhi il loro potere malvagio). “Lady red” il cui abito si abbina ai verdi dello spazio in cui sembra sognare, “La belle meunière” che evoca la serie di canzoni con cui Schubert celebrava la sua bellezza, altri soggetti tra cui un splendido trittico dal titolo “Me lo disse un giorno la luna”.
Felice Raphy a cui la stella notturna affida tante belle cose, e felici gli spettatori a cui l'artista le offre.
Tale ci è parsa la mostra di questo pittore, recentemente invitato dal municipio del 2° arrondissement nell'ambito del programma culturale della città di Parigi.
Jacques DUBOIS
Critica all'amante dell'arte
Articolo pubblicato su L'Amateur d'Art n°703 Aprile 1984
Raphy ha una visione trascendente della realtà che rende aumentata di un significato profondo. Ha forgiato un suo linguaggio pittorico che gli permette di trascrivere a suo piacimento lo spettacolo del mondo.
Utilizzando abili combinazioni di arabeschi e armoniosi rapporti tonali, l'artista crea opere di abbagliante policromia che sono sia spirituali che commoventi.
Le incessanti meditazioni del pittore sulla sua arte gli permisero di spingersi sempre più avanti sulla via della semplificazione e della purezza.
Colori scintillanti con i loro incredibili blu verdi riempiono la tela e la rendono un'esplosione di intensità.
Tutto è detto con mezzi ridotti alla loro più stretta essenza. La luce regna in questo universo. È lei che gli dà tutto il suo ritmo, tutta la sua musica. Poeta prima di tutto, Raphy possiede la chiave di un mondo incantato di magia e leggende caro ai vecchi racconti gallesi. Le sue fantasie alate sono piene di bagliori iridescenti e arpeggi vicini alle fughe di Bach o alle melodie di Schubert. Da questo universo sorge un fervente inno dedicato alla luna, alla terra e all'albero. Alternativamente, amaro e feroce in “Genocide“, tenero o leggero in “Chants d'oiseau“ Raphy ha il dono di disorientarci e portarci a splendidi altrove. La sua visione poetica è sempre accompagnata dal fervore. Per questo ha saputo convincerci e commuoverci.
Hermance MOLINA
Articolo pubblicato su Vision sur les Arts n°129 ottobre-novembre 1979
Raphy, dal sogno alla realtà
Quando ho scoperto le creazioni di Raphy durante l'estate dell'84, ero già sopraffatto dal potere poetico della tonalità del colore.
Il mio sguardo si è progressivamente aperto alla creazione contemporanea, ho quindi avuto il privilegio di incontrare il maestro nel suo studio a La Baule una domenica di maggio del 92. Sono stato toccato dall'umiltà di questo artista e dal suo appassionato interesse per tutte le forme di espressione artistica del pensiero.
Abbiamo avuto una lunga conversazione sulla storia dell'arte contemporanea moltiplicando i punti di riferimento essenziali che sono alla base dell'evoluzione plastica e grafica di questi ultimi cento anni: eterno dibattito tra formale e spirituale, Duchamp e Beuys, impressionismo ed espressionismo, cubismo e costruttivismo… Artista generatore e catalizzatore di sofferenza…
Raphy è soprattutto il nostro mago di oz, il pittore di luci e trasparenze che unisce brillantemente i colori di tutti gli arcobaleni della terra. È la vita stessa e la sua creazione è intrisa di uno straordinario talento emotivo.
Tra astrazione, libertà, resurrezione, ci svela il significato sacro dell'esistenza.
Al di là delle mie prime impressioni ho cercato di capire meglio i progressi di questo eccezionale artista per analizzare il suo lavoro che è degno di tutti gli interessi e di tutte le ricerche plastiche.
Comprendere Raphy non è ignorare le sue ferite per non nascondere nella storia dell'umanità la memoria di un popolo mutilato e decimato dalla crudeltà degli uomini.
Raphy ovvero il riconoscimento dell'Armenia, attraversando gli anni difficili fino al culmine di un'opera pittorica ricca e abitata di Tutti i Tormenti ma anche di tutte le gioie dell'esistenza.
Amare la pittura di Raphy è amare la vita nella sua assoluta magnificenza.
Raphy non è un uomo triste, la sua creazione è soprattutto un inno alla gioia ritrovata. È l'immagine della bellezza esplosa in una moltitudine di paesaggi cromatici sublimati dal rinato lirismo del colore.
È il grande direttore d'orchestra che organizza lo spazio delle sue tele in un balletto e una sinfonia di volute, di elementi geometrici cosparsi di una luce visionaria bagnata da un ritmo eloquente e sublime.
L'Opera fa spesso riferimento agli sconvolgimenti della nostra esistenza e ai fenomeni terreni che vestono la nostra vita quotidiana.
In questo valzer di solitudine dove il colore blu dell'oceano lacera la tela in un'esplosione di malinconico indaco, Raphy ci apre la strada alla passione grazie a una creazione padroneggiata ed eseguita con precisione assoluta e rigore permanente.
Raphy ovvero la visione di un'apocalisse improvvisa tra rinascita e un cosmo idealizzato costantemente trasfigurato dalla gemma di un'immaginazione sorprendente.
Il pittore riprendeva spesso in mano le sue vecchie tele per donare loro una nuova emozione, raggiungendo ogni volta il parossismo della perfezione.
In questo sorprendente vortice di luce o l'astrazione di forme geometriche in movimento, contemplo il lavoro di questo artista che mi invita a una ricerca infinita di spiritualità e meditazione costantemente rinnovata. Ci vorrebbe molta malafede artistica per non riconoscere la genialità, il talento, la totale armonia ottenuta nell'opera e l'organizzazione delle forme che ci appaiono in un gioco di colori primari.
L'uomo di grande generosità infonde alla sua opera ampie connotazioni mistiche che rafforzano la sua ricerca formale di un ideale spirituale dominato dalla religione cattolica. Raphy, ovvero il miracolo della vita, della risurrezione, temi dominanti nel cristianesimo...
Mi ha parlato a lungo della forza affettiva ed emotiva della musica, che emerge come leitmotiv e come evidente nelle sue opere.
Non c'è tributo più bello di questa "nave fantasma" tanto cara a Richard Wagner. Possiamo immaginare Raphy decorare il teatro di Bayreuth* in un requiem di colori e allegorie alla gloria del suo geniale creatore.
Alla ricerca di questo tempo perduto immortalato da Marcel Proust, la nostalgia per l'Oriente non è più quello che era e le stigmate dell'esilio attraversano il pensiero e la creazione di Raphy. sentimenti di un passato passato? In questa terra di nessuno dell'indifferenza dove il sublime si scontra con la realtà della vita, l'artista tesse la rete sonora delle nostre sofferenze, dei nostri sogni ma anche delle nostre speranze. Questo è il magnifico messaggio di Raphy.
Raphy mi parla di Cézanne, Kandinsky, Chagall, del suo maestro e maestro Adam... Ai miei occhi, è il degno successore di questi grandi artisti del XX secolo.
Il tema dell'uccello, unico elemento figurativo delle composizioni astratte, sarebbe l'unico legame tra il nostro mondo caotico, dilaniato dalla violenza, e il paradiso di questo artista.
Vivere, ma vivere per amare il colore in questa poetica litania dove la creazione di quest'uomo eccezionale ci apre le porte della vita e le pagine di un pensiero filosofico e universale in un impeto d'amore aureolato dalla magia di un grido di speranza .
“Sii il maestro e lo scultore di te stesso” come diceva così bene Nietsche, io direi che il talento non si inventa e che tutto è questione di amore e lavoro.
* Bayreuth, città tedesca della Baviera dove Richard Wagner fece costruire un teatro (il Festspielhaus, finanziato da Luigi II di Baviera) destinato a rappresentare solo le SUE OPERE.
Christophe GALARD
Estratti dalla sua tesi sull'arte contemporanea - 30 maggio 1992